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      Ma la mia buona sorte mi serví in questo affare assai meglio che il mio debile e triviale giudizio, figlio d'infermo animo. La ragazza, che da bel principio avrebbe inclinato a me, fu svolta da una sua zia a favore d'altro giovinotto signore, il quale essendo figlio di famiglia con molti fratelli, e zii, veniva ad essere allora assai men comodo di me, ma godeva di un certo favore in corte presso il duca di Savoia erede presuntivo del trono, di cui era stato paggio, e dal quale ebbe in fatti poi quelle grazie che comporta il paese. Oltre ciò, il giovine era di un'ottima indole, e di un'amabile costumatezza. Io, al contrario, aveva taccia di uomo straordinario in mal senso, poco adattandomi al pensare, ai costumi, al pettegolezzo, e al servire del mio paese, e non andando abbastanza cauto nel biasimare e schernire quegli usi; cosa, che (giustamente a dir vero) non si perdona. Io fui dunque solennemente ricusato, e mi fu preferito il suddetto giovine. La ragazza fece ottimamente per il bene suo, poiché ella felicissimamente passò la vita in quella casa dove entrò; e fece pure ottimamente per l'util mio, poiché se io incappava in codesto legame di moglie e figli, le Muse per me certamente eran ite. Io da quel rifiuto ne ritrassi ad un tempo pena e piacere; perché mentre si trattava la cosa io spessissimo provavo dei pentimenti, e ne avea una certa vergogna di me stesso che non esternava, ma non la sentiva perciò meno; arrossendo in me medesimo di ridurmi per danari a far cosa che era contro il mio intimo modo di pensare.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
pagine 406

   





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