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      Ma una picciolezza ne fa due, e sempre poi si moltiplicano. Cagione di questa mia non certo filosofica cupidità, si era l'intenzione che già dal mio soggiorno in Napoli avea accolta nell'animo di attendere quando che fosse ad impieghi diplomatici. Questo pensiere veniva fomentato in me dai consigli del mio cognato, cortigiano inveterato; onde a desiderio di quel ricco matrimonio era come la base delle future ambascierie, alle quali meglio si fa fronte quanto piú si ha danari. Ma buon per me, che il matrimonio ito in fumo, mandò pure in fumo ogni mia ambasciatoria velleità; né mai feci chiesta nessuna di tale impiego, e per mia minor vergogna questo mio stupido e non alto desiderio nato e morto nel mio petto, non fu (toltone il mio cognato) noto a chicchessia.
      Appena iti a vuoto questi due disegni, mi rinacque subito il pensiero di proseguire i miei viaggi per altri tre anni, per veder poi intanto quello che vorrei fare di me. L'età di venti anni mi lasciava tempo a pensarci. Io aveva aggiustati i miei interessi col curatore, dalla di cui podestà si esce nel mio paese al suonar dei venti anni. Venuto piú in chiaro delle cose mie, mi trovai esser molto piú agiato che non m'avea detto il curatore fino a quel punto. Ed egli in questo mi giovò non poco avendomi piuttosto avvezzato al meno che al piú. Perciò d'allora in poi quasi sempre fui giusto nello spendere. Trovandomi dunque allora circa duemila cinquecento zecchini di effettiva spendibile entrata, e non poco danaro di risparmio nei tanti anni di minorità, mi parve pel mio paese e per un uomo solo di essere ricco abbastanza, e deposta ogni idea di moltiplico mi disposi a questo secondo viaggio, che volli fare con piú spesa e maggiori comodi.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
pagine 406

   





Napoli