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      Venuta la mattina del martedí, il marito non celò alla moglie, ch'egli già da quel punto non la tenea piú per sua, e che ben tosto il divorzio legittimo lo libererebbe di lei. Aggiunse, che non gli bastando il divorzio, voleva anche che io scontassi amaramente l'oltraggio fattogli; ch'egli in quel giorno ripartirebbe per Londra, dove mi troverebbe senz'altro. Allora essa immediatamente per mezzo di un qualche suo affidato mi avea segretamente scritto, e spedito l'avviso di quanto seguiva. Il messaggiere, largamente pagato, avea quasi che ammazzato il cavallo venendo a tutt'andare in meno di du' ore a Londra, e certamente vi giunse forse un'ora prima che non giungesse il marito. Ma per mia somma fortuna, non avendomi piú trovato in casa né il messaggiero, né il marito, io non fui avvisato di nulla, ed il marito vedendomi uscito, s'immaginò ed indovinò ch'io fossi al Teatro Italiano; e là, come io narrai, mi trovò. La fortuna in quest'accidente mi fece due sommi benefici: che io non mi fossi slogato il braccio destro in vece del manco; e ch'io non ricevessi quella lettera dell'amata donna, se non se dopo l'incontro. Non so se non avrei in qualche parte forse operato men bene, ove l'una di queste due cose mi fosse accaduta. Ma intanto, partito appena il marito per Londra, per altra via era anche partita la moglie, e venuta direttamente a Londra in casa di quella sua cognata, che non molto lontana abitava dalla casa del suo marito; quivi già avea saputo che il marito meno d'un'ora prima era tornato a casa in un fiacre; dal quale slanciatosi dentro si era chiuso in camera, senza voler né vedere né favellare con chi che si fosse di casa.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
pagine 406

   





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