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      Ed io in tal guisa palleggiato a vicenda tra la ragione e l'insania, appena firmata la pace, trovandomi di bel nuovo soletto su la strada maestra fra i miei pensamenti, fieramente mi sentiva riassalito dalla vergogna di tanta mia debolezza. Cosí arrivai a Milano lacerato da questi rimorsi in uno stato compassionevole ad un tempo e risibile. Io non sapeva allora, ma provava per esperienza quel profondo ed elegante bel detto del nostro maestro d'amore, il Petrarca:
     
      Che chi discerne è vinto da chi vuole.
     
      Due giorni appena mi trattenni in Milano, sempre fantasticando, ora come potrei abbreviare quel maledetto viaggio, ed ora, come lo potrei far durare senza tener parola del ritorno; che libero avrei voluto trovarmi, ma liberarmi non sapea, né potea. Ma, non trovando mai un po' di pace se non se nel moto e divagazione del correr la posta, rapidamente per Parma, Modena, e Bologna mi rendei a Firenze; dove né pure potendomi trattener piú di due giorni, subito ripartii per Pisa e Livorno. Quivi poi ricevute le prime lettere della mia signora, non potendo piú durare lontano, ripartii subito per la via di Lerici e Genova, dove lasciatovi l'abate compagno, e il legno da risarcirsi, a spron battuto a cavallo me ne ritornai a Torino, diciotto giorni dopo esserne partito per fare il viaggio d'un anno. C'entrai anche di notte per non farmi canzonar dalla gente. Viaggio veramente burlesco, che pure mi costò dei gran pianti.
      Sotto l'usbergo (non del sentirmi puro) ma del mio viso serio e marmoreo, scansai le canzonature dei miei conoscenti ed amici, che non si attentarono di darmi il ben tornato.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
pagine 406

   





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