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      Aggiungevasi poi a questo semplice istinto della natura mia, una debolissima ed incerta ricordanza delle varie tragedie francesi da me viste in teatro molti anni addietro; che debbo dir per il vero, che fin allora lette non ne avea mai nessuna, non che meditata; aggiungevasi una quasi totale ignoranza delle regole dell'arte tragica, e l'imperizia quasi che totale (come può aver osservato il lettore negli addotti squarci) della divina e necessarissima arte del bene scrivere e padroneggiare la mia propria lingua. Il tutto poi si ravviluppava nell'indurita scorza di una presunzione, o per dir meglio, petulanza incredibile, e di un tale impeto di carattere, che non mi lasciava, se non se a stento e di rado e fremendo, conoscere, investigare, ed ascoltare la verità. Capitali, come ben vede il lettore, piú adatti assai per estrarne un cattivo e volgare principe, che non un autor luminoso.
      Ma pure una tale segreta voce mi si facea udire in fondo del cuore, ammonendomi in suono anche piú energico che nol faceano i miei pochi veri amici: "E' ti convien di necessità retrocedere, e per cosí dir, rimbambire, studiando ex professo da capo la grammatica, e susseguentemente tutto quel che ci vuole per saper scrivere correttamente e con arte". E tanto gridò questa voce, ch'io finalmente mi persuasi, e chinai il capo e le spalle. Cosa oltre ogni dire dolorosa e mortificante, nell'età in cui mi trovava, pensando e sentendo come uomo, di dover pure ristudiare, e ricompitare come ragazzo. Ma la fiamma di gloria sí avvampante mi tralucea, e la vergogna dei recitati spropositi sí fortemente incalzavami per essermi quando che fosse tolta di dosso, ch'io a poco a poco mi accinsi ad affrontare e trionfare di codesti possenti non meno che schifosi ostacoli.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
pagine 406