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      Essa perciò nel piangerlo meco non lo pianse soltanto per me, ma anche per sé medesima, conoscendone per recente prova tutto il valore. Questa disgrazia turbò oltre modo il rimanente del breve tempo che si stette insieme; ed approssimandosi poi il termine, tanto piú amara ed orribile ci riuscí questa separazione seconda. Venuto il temuto giorno, bisognò obbedire alla sorte, ed io dovei rientrare in ben altre tenebre, rimanendo questa volta disgiunto dalla mia donna senza sapere per quanto, e privo dell'amico colla funesta certezza ch'io l'era per sempre. Ogni passo di quella stessa via, che al venire mi era andato sgombrando il dolore ed i tetri pensieri, me li facea raddoppiati ritrovare al ritorno. Vinto dal dolore, poche rime feci, ed un continuo piangere sino a Siena dove mi restituii ai primi di novembre. Alcuni amici dell'amico, che mi amavano di rimbalzo, ed io cosí loro, mi accrebbero in quei primi giorni smisuratamente il dolore troppo bene servendomi nel mio desiderio di sapere ogni particolarità di quel funesto accidente; ed io tremando pur sempre e sfuggendo di udirle, le andava pur domandando. Non tornai piú ad alloggio (come ben si può credere) in quella casa del pianto, che anzi non l'ho rivista mai piú. Fin da quando io era tornato di Milano l'anno innanzi, io avea accettato dall'ottimo cuor dell'amico un molto gaio e solitario quartierino nella di lui casa, e ci vivevamo come fratelli.
      Ma il soggiorno di Siena senza il mio Gori, mi si fece immediatamente insoffribile.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
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