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      Fin dall'anno '93 in Firenze, quando vidi assolutamente perduti i miei libri, feci pubblicare un avviso in tutte le gazzette d'Italia ove diceva essermi stati presi, confiscati, e venduti i miei libri, e carte, onde io dichiarava già fin d'allora non riconoscer per mia nessun'altra opera, fuorché le tali, e tali pubblicate da me. Le altre, e alterate, o supposte, e certamente sempre surrepitemi, non le ammetteva. Ora nel '99 udendo questo manifesto del Molini, il quale prometteva per l'800 venturo la ristampa delle sudette opere, il mezzo piú efficace di purgarmi agli occhi dei buoni e stimabili, sarebbe stato di fare un contromanifesto, e confessare i libri per miei, dire il modo con cui m'erano stati furati, e pubblicare per discolpa totale del mio sentire e pensare, il Misogallo, che certo è piú atto e bastante da ciò. Ma io non era libero, né il sono; poiché abito in Italia; poiché amo, e temo per altri che per me; onde non feci questo che avrei dovuto fare in altre circostanze; per esentarmi una volta per sempre dall'infame ceto degli schiavi presenti, che non potendo imbiancare sé stessi, si compiacciono di sporcare gli altri, fingendo di crederli e di annoverarli tra i loro; ed io per aver parlato di libertà sono un di quelli, ch'essi si associano volentieri, ma me ne dissocierà ampiamente poi il Misogallo agli occhi anche dei maligni e degli stupidi, che son i soli che mi posson confondere con codestoro; ma disgraziatamente, queste due categorie sono i due terzi e mezzo del mondo.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
pagine 406

   





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