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      Perciò sul finire del suddetto '801 ricomprammo cavalli, ma non piú che quattro, di cui solo uno da sella per me, che da Parigi in poi non avea mai piú avuto cavallo, né altra carrozza che una pessima d'affitto. Ma gli anni, le disgrazie pubbliche, tanti esempi di sorte peggior della nostra, mi aveano reso moderato e discreto; onde i quattro cavalli furono oramai anche troppi, per chi per molti anni appena si era contentato di dieci, e di quindici.
      Del rimanente poi bastantemente sazio e disingannato delle cose del mondo, sobrio di vitto, vestendo sempre di nero, nulla spendendo che in libri, mi trovo ricchissimo, e mi pregio assai di morire di una buona metà piú povero, che non son nato. Perciò non attesi alle offerte che il mio nipote Colli mi fece fare dalla sorella, di adoperarsi in Parigi, dove egli andava a fissarsi, presso quei suoi amici, ch'egli senza vergogna mi annovera e nomina nella sua seconda lettera che ho pure trascritta, di adoperarsi, dico, presso coloro per farmi rendere il mio confiscatomi in Francia, l'entrate ed i libri, ed il rimanente. Dai ladri non ripeto mai nulla; e da una risibil tirannide in cui l'ottener giustizia è una grazia, non voglio né l'una né l'altra. Onde non ho altrimenti neppure fatto rispondere al Colli nulla su di ciò; come neppure nulla avea replicato alla di lui seconda lettera, in cui egli dissimula di aver ricevuta la mia risposta alla prima; ed in fatti permanendo egli general francese, dovea dissimular la mia sola risposta. Cosí io permanendo libero e puro uomo italiano dovea dissimulare ogni sua ulteriore lettera, e offerta, che per qualunque mezzo pervenir mi facesse.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
pagine 406

   





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