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      richiederian piú nobile favella.
      Dunque taci, balorda, io tel ridicoe tel dicono pure a un tempo istesso
      color che l'Architetto han per amico.
      Se d'arrossir ti fora ancor concesso,
      pensando solo alla scabrosa impresa,
      cetra, davver tu arrossiresti adesso.
     
      E qui finiva questa eterna invocazione alla cetra, la quale rispondeva da par sua. Strano è che fatti tanti versi inutili, non ve ne aggiungessi uno in fine necessario, per chiudere il capitolo con la rima secondo le regole. Ma niuna regola mi s'era ancor fitta in capo.
     
     
     
      APPENDICE UNDICESIMA
      (cap. XVII)
     
      Lettera della madre dell'autore
     
      Carissimo, ed amatissimo figlio,
      Li 8 corrente scrissi al Sig. Abate di Caluso acciò vi facesse una proposizione di matrimonio avvantaggioso, che vi si offre con una figlia di famiglia distintissima per padre e madre, ed erede della maggior parte del bene paterno; il qual padre, per essere stato molto amico del vostro, desidererebbe di dare a voi la sua figlia a preferenza di ogni altro, per il desiderio di far rivivere la casa Alfieri in questa città. Vi ho fatto fare questa proposizione per mezzo del vostro amico, sperando che egli forse avrebbe avuto il dono di persuadervi; ed anche, acciò con lui foste piú in libertà, senza timore di contristarmi, di dare il vostro sentimento perché Dio sa quanto vi amo, e se io potessi mai idearmi niente in questo mondo di mia maggior consolazione e conforto, che di rivedervi e ristabilito nel paese e nella stessa vostra città; ma pure non vorrei contribuire ad una vostra risoluzione che non fosse di vostro genio o di vostra convenienza, perché io ci son piú per poco in questo mondo; e però non vi è da aver riguardo a me per un tal vincolo.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
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Architetto Sig Caluso Alfieri Dio Abate