Pagina (396/406)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E senza tergiversar vi dico anche, che io non ingozzo a niun patto quell'infangato titolo di Cittadino, non perché io voglia esser Conte, ma perché sono Vittorio Alfieri libero da tant'anni in qua, e non liberto. Mi direte che quello è lo stile consueto per ora costà nello scrivere, ma io risponderò; che costà codestoro non doveano mai né pensare a me, né nominarmi mai né in bene né in male; ma che se pure lo faceano, doveano conoscermi, e non mi sporcare con codesta denominazione stupida non meno, che vile e arrogante: poiché se non v'è conti senza contea, molto meno v'è cittadini senza città. Ma basti; perché non la finirei mai; e dico cose note lippis et tonsoribus. Sicché se mai voi non poteste, o non giudicaste congruo a voi di restituire la lettera, fatemi il piacer di serbarla, finché io ritrovo chi la restituisca. E intanto datemi riscontro d'averla ricevuta intatta quale per mezzo del carissimo nipote ve la rimando. La Signora vi risponderà essa su l'articolo de' suoi libri; ed io ora finisco per non vi tediar di soverchio con le mie frenesie. Ma sappiate che la mi bolle davvero davvero, e che se non avessi cinquantadue anni, stravaserei. Inutilmente, direte; ma non è mai inutile la parola che dura nei secoli, ed ha per base il vero ed il giusto. Son vostro.
     
     
     
      APPENDICE DICIOTTESIMA
      (cap. XXXI)
     
      Forse inventava Alfieri un Ordin veroNel farsi ei stesso Cavalier di Omero.
     
     
     
      APPENDICE DICIANNOVESIMA
     
      LETTERA DEL SIGNOR ABATE DI CALUSOqui aggiunta a dar compimento all'opera col racconto della morte dell'autore.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
pagine 406

   





Cittadino Conte Vittorio Alfieri Alfieri Ordin Cavalier Omero