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      - Almeno - disse la Marchesa è forza confessare che il meritarono assai meglio. Che certo, per quanto dite, è da credere grandissimo fosse l'ingegno di costoro, e dovea giustamente levare in ammirazione ogni gente. - Si, - rispos'io - ma non di rado avveniva che gli effetti, che si osservavano dipoi in natura, smentivano i bei ragionamenti, che acquistati si erano applauso e fede appresso
      i più ed egli era proprio una compassione vedere i più ammirabili sistemi del mondo risolversi in niente al cimento di una sola esperienza. E così va chi troppo s'affretta; voglio dire, chi vuol far mostra d'ingegno, prima ch'egli abbia adoperato gli occhi abbastanza. E per verità niun ascolto noi non daremmo a un meccanico, il quale presumesse indovinare la costruzione del famoso orologio di Argentina, senza aver cognizione né degli aspetti ch'egli mostra, né di quelle tante cose che e' sa fare, oltre il batter l'ore. Non è così? - Così è - disse la Marchesa. - E che dovremmo noi pensare - io continuai a dire - di un filosofo che vorrà descriverne la interna fabbrica dell'universo, come innanzi tratto egli non abbia posto grandissimo studio per conoscere le operazioni varie, gli effetti, le molle e gl'ingegni della natura? Ciò non ostante, il Cartesio, capo di questa setta di filosofi, compose un suo sistema di ottica, si mise cioè a ragionare e dommatizzar della luce, senza prima certificarsi con accurate sperienze s'ella sia sostanza semplice o composta, senza conoscere le principali affezioni e qualità sue: e un tale suo modo di filosofare pur levò tanto applauso nel mondo.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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