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      E in fine di questo colore il nostro animo ne riveste le cose di fuori, là riferendolo donde gli vennero i globetti di luce. Ma in effetto le cose ne son nude. Anzi non solo del colore; che anche il sapore, l'odore, il suono, il freddo, il calore e la luce medesima non sono altrimenti ne' corpi.
      La Marchesa allora disse: - Poco manca voi non diciate non aver realità alcuna quanto un vede et ode: che io non debbo credere esser qui questo marmo, che io pur tocco con mano; esser voi... - Tal cosa - io risposi subito - non vi dirò già io. Benché non manchi di quelli che sostengono i corpi tutti non esser altro che ombre, e sogni perpetui di gente che è desta; io per me credo che sogni sieno i loro: né mi potrò mai indurre a credere che io sogno, quando io vi veggo. Crederò bensì che le cose sieno molto differenti da quello che paiono. E lo stesso, Madama, dovrete fare pur voi. Quelle qualità soltanto hanno da risiedere ne' corpi senza più, le quali dipendono dalla materia di che sono composti; le altre vi saranno apparenti. Così che, fuor che nella mente nostra, non si trovano in nessun luogo. E le proprietà della materia il Cartesio le ristringe alla estensione, per cui i corpi sono lunghi, larghi e profondi; alla impenetrabilità, per cui un corpo non può trovarsi nel luogo di un altro; al muoversi; all'aver questa, o quella figura; all'aver le parti così o così modificate e disposte. Ora chi vorrà mai il colore, la luce e simili, essere un certo moto, una certa figura, o tessitura di parti?


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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