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      E già dell'istesso occhio, e della maniera con che si formano dentro di esso le immagini delle cose, sarebbe ora forse da parlare: se non che ecco, Madama, che io veggo comparire lo scalco, il quale viene ad avvertirvi esser già messe le tavole: ed egli è oggimai tempo di vedere che qualità di sapore noi riferiremo coll'animo alla zuppa. - Non so - disse la Marchesa - se colui che tutta mattina ci ha studiato su, e crede di averglielo realmente dato, si accorderebbe così di leggieri con voi altri filosofi, che ridur vorreste ogni cosa all'apparenza. Ch'ei non risappia giammai - io risposi - de' nostri ragionamenti. Egli non è persona da disgustare per così poco, come è una opinione di filosofia. - E il dir questo e il levarmi su fu una cosa, stimando che così ancora far dovesse la Marchesa. Ella al contrario volea pure che io le dicessi più avanti, e non così tosto si tralasciasse l'incominciato nostro ragionamento. Sopra di che io la pregai a volersi ridurre a memoria e ponderare il detto di quel poeta francese, nominato il poeta della ragione: come vivande riscaldate buon sapore non resero giammai. Della qual verità pur convenne dopo qualche contrasto la Marchesa; e finalmente a' piaceri della tavola ebbe a cedere il campo la filosofia.
     
     
      DIALOGO SECONDO
     
      Nel quale si espongono i principi generali dell'ottica, si dichiara la struttura dell'occhio, e la maniera onde si vede, e si confutano le ipotesi del Cartesio e del Mallebranchio intorno alla natura della luce e dei colori.
     
      Nel tempo che durò la tavola, ora andava immaginando la Marchesa certe particolari specie di animaletti, da' quali le venisse destato quello o quell'altro sapore; ed ora raggirar faceva in uno o in altro modo i globetti della luce, secondo la diversità dei colori delle cose che se le presentavano innanzi.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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