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      Quando poi i raggi della luce trascorrono dall'aria, per cagion d'esempio, dentro nell'acqua, imboccano i pori o i vani, che rimangono tra le particelle di quella (ch'essa pure, benché non gli vediamo, ha i suoi pori); e sì passano oltre. Ma nel passar che fanno, si torcono dal primiero cammino che tenevano, venendo a piegarsi e quasi a spezzarsi, secondo il linguaggio degli ottici. E questo spezzamento, onde s'indrizzano a nuova strada, diversa da quella che innanzi facevano, è ciò che refrazione si chiama. I corpi diafani o trasparenti, che danno la via al lume, come l'aria, l'acqua, il cristallo, il diamante, si appellano mezzi. E però dicesi la refrazione avvenire nel passar della luce d'uno in altro mezzo. Ed ella è maggiore, secondo che i mezzi hanno in sé più di materia, o vogliam dire sono più densi. Onde i raggi si spezzano maggiormente, o mutano maggiormente direzione nel passar dall'aria nel cristallo che non fanno dall'aria nell'acqua, per essere il cristallo più denso che non è l'acqua. - Bene sta; - disse la Marchesa - ed egli è ben naturale che il cristallo, per essere più materiale, dirò così, dell'aria, abbia anche maggior forza nello spezzare i raggi della luce, che per esso trapassano. Ma come è mai che il Tasso dice, se ben mi ricordo,
     
      Come per acqua, o per cristallo interotrapassa il raggio?
     
      - Ché non continuate più avanti, Madama, - io replicai - quei suoi versi per il rimanente della stanza? Mi pare che e' venga a inferire come in sulle tracce del raggio, che trapassa intero per lo cristallo o per l'acqua, così pure osava il pensiero degli eroi cristiani penetrare per entro al chiuso manto della bella Armida.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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