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      - Qualunque cosa - replicò la Marchesa - ne venga a inferire egli, non è egli vero che da noi si dovrà inferire non accordarsi gran fatto insieme messer Torquato e la scienza dell'ottica? - No certamente - io risposi. - E di quante simili discrepanze non troveremmo noi ne' poeti, chi volesse così sottilmente esaminargli? Il licenzioso Ovidio non fa egli scorrere in un giorno tutti i dodici segni del zodiaco al sole, quando l'astronomia non gli consente che la trentesima parte incirca di un segno pel suo corso giornaliero? Fatto è che i poeti non parlano ordinariamente né a dotti, né a voi, Madama; parlano al popolo. E purché arrivino a muovere il cuore e a dilettar la fantasia del popolo, han toccato il segno. Tuttavia, a liberare il Tasso da quella taccia di errore, potremmo dire, se così v'è in grado, ch'egli ha inteso parlare di quei raggi che investono le superficie dei mezzi non obliquamente, ma a diritto: come sarebbe, se un raggio cadesse sulla superficie dell'acqua a perpendicolo, cioè senza deviare da alcuna delle bande dal filo del piombo. Che quel raggio sì bene passa oltre intero senza spezzarsi o piegarsi nè da questo, nè da quel lato; dove tutti gli altri, che vi cadono obliquamente o di sghembo, si rompono, e nel rompersi s'indrizzano ad altra via. Ora diversamente frangono i raggi passando da mezzo raro in denso, che non fanno da denso in raro. Per esempio, dall'aria dando nella superficie dell'acqua, si piegano nel penetrar l'acqua, indrizzandosi verso il perpendicolo, più che non faceano prima di toccarla.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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