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      Per esse refrazioni noi riceviamo i raggi, come se venissero da altro luogo che da quello ove gli oggetti realmente si trovano: e l'occhio, che non sa nulla di tutto questo, riferisce poi sempre gli oggetti colà donde pare che i raggi gli vengano; vale a dire, vede secondo la direzione dei raggi che lo feriscono. Uno di questi giocolini ve lo voglio far vedere pur ora; da che abbiamo qui in pronto quel bel catino di porcellana e una brocca d'acqua. Ora ecco io pongo nel fondo del catino questa moneta. Piacciavi, Madama, di scostarvene tanto che la sponda del catino vi copra la moneta e v'impedisca il vederla. - Così fece la Marchesa: ed io, riempiuto d'acqua il catino sino al sommo: - Non vedete voi subito - ripigliai a dire - la moneta, senza punto muovervi dal vostro posto? - Sì bene - rispose la Marchesa. - Ma come ciò? che ben sono lontana dal vederne il perché in un batter d'occhio. - Considerate, Madama, - io ripigliai - come la moneta manda raggi per ogni verso; sia pieno il catino, o pur voto d'acqua; ma quei raggi che da essa moneta sarebbono venuti per dirittura all'occhio vostro, quando voto era il catino, venivano intercetti dalla sponda del catino medesimo; e quelli che dalla sponda non erano intercetti andavano tropp'alto perché voi gli poteste ricevere: e in tal modo a voi si toglieva il poter vedere la moneta. Non così avviene, quando il catino si riempia d'acqua. Quei raggi che andavano tropp'alti si piegano alquanto in basso verso di voi, si discostano cioè dal perpendicolo nell'atto dell'uscir fuori dell'acqua; e però giungono a ferir l'occhio vostro, il che prima fare non potevano: e voi vedete la moneta, ma fuori del luogo dove realmente ella è. Di somiglianti scherzi vi ricorderete avervi fatto il prisma.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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