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      Oltre al farvi apparir le cose variate di colori, ve le mostrava altresì fuori del luogo loro. I raggi degli oggetti entrando per la faccia del prisma che era loro rivolta, vi refrangevano dentro; e uscendo dipoi dalla faccia di esso, che vicina trovavasi all'occhio vostro, tornavano a refrangere. Talché da voi si ricevevano dopo due refrazioni, come se venissero o di più alto o di più basso; d'altronde in somma che in fatti non venivano. - Così è veramente - riprese la Marchesa. - Secondo che situato era il prisma, ora mi conveniva guardare in su, per vedere gli alberi e la campagna; ed ora in giù, per veder l'aria. Pareva che talvolta il cielo fosse in terra, e poi la terra in cielo. Comprendo ora il perché di tutte quelle bizzarrie; e parmi si potesse dire che le passioni, che tanto ne fanno travedere, e ne mostrano le cose fuori del loro debito luogo, sono altrettanti mezzi, o prismi, che tra il vero si frappongono e l'occhio della mente. - Buon per noi, - io risposi - se tali prismi noi gli sapessimo così ben maneggiare come i prismi dell'ottica; e potessimo almeno assegnar così bene e prevederne gli effetti. Qualunque sia la posizione o la materia di questi, si può facilmente sapere quale esser debba l'aspetto delle cose per essi traguardate; poiché le refrazioni vi si fanno con certissima regola. E generalmente elle succedono con tal proporzione e con tal legge, che, nota la inclinazione del raggio diretto alla superficie del vetro, dell'acqua, o di qualunque altro mezzo si sia, vi sanno dire a capello quale esser debba la inclinazione corrispondente nel refratto.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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Marchesa