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      Della qual scienza è riputato fondatore il vostro Cartesio. E dove ella gioca principalmente, è in quegli scambietti, dirò così, che fa la luce passando a traverso un vetro d'occhiale colmo, o convesso da amendue le parti, che si chiama lente, per la similitudine ch'egli ha con un grano di lenticchia. Figuratevi, Madama, due raggi di luce che camminino paralleli tra loro: ciò vuol dire che mantengano sempre in camminando l'uno rispetto all'altro la medesima distanza, come fanno le spalliere di que' viali. Se questi raggi vengano a cadere sopra una lente, vannosi ad unire in un punto di là da essa per la refrazione che ne patiscono, così sopra all'entrarvi, come sotto all'uscirne. Tal punto si chiama il fuoco della lente, ove raccogliendo i raggi del sole ha potere di ardere e di levar tosto in fiamma la polvere di archibuso che ivi sia collocata. - Vengo ora in chiaro - disse la Marchesa - di ciò che altre volte ho udito dire; come con un vetro posto dinanzi al sole altri può ardere, niente meno che si farebbe con una bragia viva. Col ghiaccio medesimamente ciò può farsi - io soggiunsi. - Come col ghiaccio? - ripigliò ella in atto di maraviglia. - Figuratevi - io risposi - un pezzo di ghiaccio conformato a guisa di lente; e vedrete ch'egli potrà ardere, come un vetro, sino a tanto che non sia disciolto dal sole. - Verissimo - ella riprese a dire. - E qual ricca fonte di concetti e di arguzie non sarebbe egli stato a' nostri begl'ingegni di un tempo fa cotesto potere ardere col ghiaccio!


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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