Pagina (45/223)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      - Certo, - io risposi - Madama, non sarebbono andati esenti i vostri occhi da una qualche fredda comparazione, allora quando i nostri poeti s'udivano cantare
     
      Deh Celia all'ombra giace!
      Venga chi veder vuolegiacere all'ombra il sole.
     
      Ma, continuando il nostro ragionamento, i raggi che cadono sopra una lente paralleli si riuniscono nel foco di essa; e quelli che non sono tra loro paralleli, ma che procedendo da un punto si vanno discostando l'uno dall'altro, si riuniscono essi altresì in un punto, ma più lungi dal foco. E tanto più lungi quanto più presso è il punto dond'e' procedono. - Di grazia,- entrò qui la Marchesa - non v'incresca ripetere queste ultime parole. - Voglio dire, - io ripigliai - che, quanto più presso alla lente sarà il punto donde procedono i raggi che vanno sopra di essa a cadere, tanto più lungi dal foco sarà il punto dove egli andranno ad unirsi. E per lo contrario sarà tanto più presso al foco il punto della loro unione, quanto più lungi dalla lente è il punto dond'e' procedono. Che sì, Madama, che questa mia diceria incominciava a parervi alquanto lunghetta? - No per certo - ella rispose. - Troppo volentieri ho seguito le vie della luce. - Orsù, - io ripresi a dire - per queste vie ch'ella tiene, si giugne da noi ad avere la più dilettosa vista che un possa immaginare. Ma, per goderne, bisogna un bel dì di sole essere in una stanza affatto buia, salvo un piccolo pertugio, dietro al quale intendasi congegnata una lente. Ciascun punto degli oggetti di fuori, che sono in faccia al pertugio, vi manda dei raggi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





Celia Marchesa Madama