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      Ma qualunque sia l'ingegno, per cui si ottenga di conformar diversamente l'occhio, secondo le varie distanze degli oggetti, ci sono di quelli che per proprio difetto noi possono conformare in maniera da veder distintamente le cose lontane, e dagli ottici sono detti miopi: ed altri all'incontro, che noi possono per le vicine, sono detti presbiti. - E per questi tali, - disse la Marchesa - mi penso sieno fatti gli occhiali. - E di varie specie occhiali - io risposi. - Gli ordinari non sono altro che una lente convessa da amendue le bande; e trovati furono solamente quattrocento anni fa a consolazione de' presbiti, o sia de' vecchi. L'uno de' tanti incomodi che mena seco la vecchiaia è lo appassire dell'occhio, e il soverchio accostamento della retina all'umor cristallino. Da ciò ne viene che i raggi degli oggetti vicini, che dalla lente sono raccolti più da lontano, arrivano alla retina prima di essere riuniti, e vi stampano una immagine confusa e sporca. - Non maraviglia dunque, disse la Marchesa - se cotesti vostri presbiti, quando hanno da leggere una lettera, e non trovano gli occhiali in pronto, la tengano molto lungi dall'occhio. In tal caso la immagine, che cade all'umor cristallino più vicina, può riuscir netta e distinta. - E similmente avviene - io soggiunsi - se, tenuta la lettera alla consueta distanza, la lente dell'occhiale aiuti la refrazione del cristallino, e faccia sì che i raggi si uniscano a minor distanza a esso che fatto non avriano: malinconie per altro, delle quali non si conviene parlare a chi ha, come voi,


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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