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      Sono esse pure una scoperta de' telescopi, i quali nelle macchie di quel pianeta ci hanno fatto vedere delle bassure e delle alture grandissime: a tale che ce ne ha che superano di molto queste nostre Alpi. Per via poi delle macchie che ci hanno mostrato sulla faccia di Giove, di Marte e del sole, siamo pervenuti a conoscere il giro ch'e' fanno intorno a se stessi. E solamente dal passato secolo in qua, che sonosi trovati que' belli ordigni, sappiamo che Giove ha intorno di sé una corona di quattro satelliti, o lune, che vogliamo chiamarle; e Saturno ne ha una di cinque, con di più un bello anello luminoso, che gli aggiorna di continuo le notti. Per essi finalmente si conobbero con precisione le grandezze de' pianeti, quelle distanze di tanti milioni di miglia che sono tra essi e noi; si è venuto in chiaro del vero sistema del mondo; e se già disse un antico poeta che Giove guardando la terra, non vi potea veder nulla che non fosse trofeo dell'armi romane, forse i filosofi potrian dire al presente che, guardando il cielo, non vi può veder cosa che non sia scoperta e quasi conquista de' telescopi. Feci io qui un po' di pausa. E la Marchesa riprese a dire: - Con tali e si magnifiche parole avete voi rappresentate le gesta de' telescopi, che non so già io qual figura vi potranno fare i microscopi al paragone. - Di molto, Madama, - io ripigliai - hanno disteso anch'essi i confini dell'umano sapere. Se i telescopi, allungando la vista degli astronomi, ne hanno fatto conoscere mondi remotissimi da noi, e i microscopi ne hanno fatto conoscere noi stessi, assottigliando la vista degli anatomici.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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