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      Né io mi maraviglierei punto che anche al dì d'oggi alcuni ci fossero tra noi, tanto innamorati delle cose antiche, i quali facessero maggior caso dei sogni di Parmenide, secondo cui il sole è freddo e caldo, la via lattea un miscuglio di denso e di raro, che de' più bei trovati de' nostri filosofi. - Per quanto venerabile - riprese a dir la Marchesa - essere possa la nebbia o la barba dell'antichità, non credo però già io il facessero, una volta che avessero veramente assaporata la filosofia moderna, che con tanta chiarezza rende le ragioni delle cose, e udito avessero quanto da voi mi è stato esposto sinora.
      - Peccato, - io risposi - Madama, che tutto quello che avete udito non sia per star saldo alla prova. Non dico già che dobbiate aver dubbio alcuno intorno al refrangere e riflettere della luce, che abbiamo discorso; intorno alla perfetta similitudine che corre tra la camera oscura e il nostr'occhio: né che dobbiate ritrattarvi della rinunzia che avete generosamente fatta del colore, che tenevate più vostro, del misto di rose e di ligustri. Ma finalmente del sistema del Cartesio voi dovete fare quel conto, e non più, che si vuol fare d'un bel giuoco di fantasia. - Ecco adunque soggiunse qui prestamente la Marchesa - che la miglior parte del mio sapere è ita in fumo. Con quanta facilità non poteva io render ragione di mille cose, e tra le altre formarmi dentro alla mente qual colore più mi piaceva? E Dio sa quanti pensieri mi costerà da qui innanzi una sola mezza tinta! Io vi confesso che mi sa malagevole a dovere abbandonare il Cartesio: e io pur mi sentiva affezionata a quel suo sistema.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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