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      Se non che gli uni trovansi alla fine di non aver fatto tesoro di altra cosa che di cedole di niun valore; e gli altri di moti di pressione, di rotazione e di simili altre cedole, o false monete della filosofia. Non picciolo adunque sarà l'obbligo che noi aver dovremo alle osservazioni, se elle ne guariscono ancora dalle vane e mal fondate speranze. A chi mai potrebbono andare a genio
     
      larghe promesse coll'attender corto,
     
      il volere abbracciar tutto il mondo, e finalmente non istrigner nulla? Meglio è senza dubbio poter far fondamento su quel poco che uno ha: e il vero filosofo ha da rassomigliare a quei savi principi che amano di avere uno stato non tanto esteso, quanto sicuro. Benché, di quanto non hanno mai le osservazioni esteso i confini del nostro sapere? Voi medesima, Madama, conosceste pur ieri come, mercé le osservazioni del microscopio, ha penetrato la nostra vista nel seno più riposto dei corpi, e come ha scorso l'ampiezza tutta dei cieli, mercé le osservazioni del telescopio: e così di mille scoperte bellissime arricchite ne vennero la storia naturale e l'astronomia. Non altrimenti che con lo studio dell'osservare si perfezionò la chimica, che arriva a risolvere i corpi ne' principi, onde sono composti, e quasi quasi a rimpastargli di bel nuovo; non altrimenti la nautica, per cui con tal sicurezza e rapidità si vola presentemente dall'uomo dall'uno all'altro emisfero. Né già vi può essere nascosto, Madama, come la medicina, dove i sistemi sono tanto pieni di pericolo, non si può in altro modo perfezionare ed accrescere, se non che ragionando sobriamente, e osservando, per così dire, con intemperanza.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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