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      Deve essere il prisma situato in maniera che con una faccia guardi a la volta della stanza, con l'altra lo spiraglio, e con la terza il muro che allo spiraglio è di rincontro, e con uno degli spigoli guardi il pavimento. Il raggio di sole, che penetra la faccia che guarda lo spiraglio, esce dipoi da quella che guarda il muro: di modo che il prisma, che nel raggio si ficca, quasi cuneo lo spezza, lo refrange e viene a buttarlo dirittamente sopra il muro della stanza, che allo spiraglio è di rincontro. Ora la traccia luminosa, che il raggio refratto imprime su pel muro, non è gia simile a quella che il raggio retto imprimeva sul pavimento. Quella era bianca, e poco meno che rotonda; questa è lunga cinque volte più che la non è larga, di figura quadrilunga, ma tondeggiata negli estremi: e in oltre ella è distinta de' sette colori annoverati poco avanti. Sono essi disposti in una schiera diritta, con tal ordine che il rosso tiene la parte inferiore; contiguo a questo è il doré; appresso è il giallo, indi il verde, poi l'azzurro, seguita l'indaco, e finalmente il violato sale più su che tutti gli altri, e tiene la parte suprema di quella schiera: così però che tra l'un primario e l'altro, tra il rosso e il doré, il doré e il giallo, e via discorrendo, ci sono innumerabili mezze tinte, che legano insensibilmente insieme l'un primario e l'altro.
      - Pensate - disse qui la Marchesa - se la scala de' colori sarà perfetta. Non ci è dubbio che l'occhio vi abbia nulla da desiderare. - Ed io continuai: - Rivolgendo un poco il prisma intorno a se stesso, ora per un verso ed ora per l'altro, senza punto muoverlo di luogo, voi intenderete agevolmente, Madama, che il raggio di sole si fa più o meno obbliquo alla faccia su cui cade.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





Marchesa Madama