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      Con ciò si viene a mutar l'ordine della refrazione, e si vede la immagine colorata salire o scendere su pel muro. Si fermi il prisma, quando il raggio, così all'entrare come all'uscire, sia egualmente inclinato alle facce del prisma; che allora appunto la immagine è della lunghezza che io vi diceva, e i colori sono anche più belli ed accesi. Tanto che
     
      Né il superbo pavon sì vago in mostraspiega la pompa dell'occhiute piume,
      né l'iride sì bella indora e innostra,
      il curvo grembo e rugiadoso al lume.
     
      - Io mi figuro - disse la Marchesa - questi colori vivissimi, e come fiammeggianti, nella profonda oscurità di quella stanza. Certo che insino a qui molto dilettosa e vaga è questa osservazione; e il cammino che conduce alla verità non è altrimenti coperto di spine. - Ora per render ragione - io continuai - di così gran cangiamento converrà dire l'una delle due: o la luce esser composta di varie specie di raggi diversamente colorati e diversamente refrangibili; e in tal caso il prisma altro non fa che scompagnarli al tragitto che fanno per esso; ed essi, così separati l'uno dall'altro, segnano su pel muro quella immagine colorata e bislunga: oppure converrà dire la luce tingersi di nuovi colori in virtù della refrazione del prisma, ed in oltre ciascun raggio aprirsi, dividersi e dispergersi in più e più altri, perché la immagine del sole torni non solo diversamente colorata, m più lunga ancora a più doppi che larga; e a questo, che fu supposizione di un nostro filosofo detto Grimaldi, fu da lui posto nome dispersione della luce.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





Marchesa Grimaldi