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      - Poiché in favor del Neutono - disse la Marchesa - si è così chiaramente spiegata la natura, non ci sarà oramai più alcuno che non stia a una tale sentenza. E nel vero, per non dir nulla di quella disuguaglianza accidentale di refrazioni, che non ne porta il pregio, la dispersione del Grimaldi avea in sé non so che di composto, che non mi andava gran fatto a verso. - Il credereste, Madama? io soggiunsi - l'oppositore, di cui parlammo, non ci volle già stare egli a quella sentenza; che disse non avere in somma il Neutono fatto altra cosa che confermare la opinione del Grimaldi con di assai piacevoli esperimenti. - Io non prendo - ripigliò prestamente la Marchesa - tanta ammirazione delle strane cose che può dire uno, che pur voglia farsi oppositore, quanto io fo della negligenza del Grimaldi medesimo. Come non si avvisò egli di mettere alla prova la sua opinione con un esperimento così facile come fu quello del Neutono? E che altro finalmente ci voleva, se non che collocare in secondo prisma dopo il primo? - Ma forse - io risposi - il saper collocare quel prisma era più difficile che immaginare un sistema. Vedesi per prova come in tutte le cose ci sono alcuni piccioli artifizi, difficilissimi a trovarsi, e, dopo trovati, paiono un niente; ed è pur vero quello che diceva un certo valentuomo: quanto mai è difficile questo facile! - Anche di questa verità - replicò con bocca da ridere la Marchesa - se ne han prove nel nostro mondo femminile. Credete a chi ne fa la esperienza tutto il dì, che un'acconciatura disinvolta e semplice costa il più delle volte molti pensieri, e qualche sdegno.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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