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      - Grandissimo è il divario, - io risposi - Madama, che corre tra il genere di prove su cui si fondano le verità geometriche, e il genere di quelle onde sono fiancheggiate le verità fisiche. Una sola prova della geometria, la quale risale alla essenza delle cose stesse, che sono il proprio suo obbietto, vale per parecchie prove della filosofia, che non le può raccogliere se non da molti e molti particolari che prende ad osservare.
     
      Quanto più s'arma, tanto è men sicura.
     
      Le prove nondimeno della varia refrangibilità pare che abbiano una così fatta forza, ciascuna per sé, che vano sarebbe ogni contrasto. E finalmente convien confessare che quell'uomo, che sì forte ora vi stringe, Madama, nel campo della filosofia, era anche il fiore de' geometri. - Vorremo noi dire - ella soggiunse - che il Neutono avea virtù di far divenir geometriche ogni sorte di prove, che ogni metallo tra le sue mani si convertiva in oro?
      - Quell'oro per altro - io risposi fu creduto orpello da alcuni, e singolarmente da quell'oppositore di cui abbiamo parlato; il quale, tra le altre, prese a convincere di falso il principio della varia refrangibilità. Forse egli credette venire in fama col titolo di oppositore di un Neutono; ma certo egli si fece a contraddire l'ottica inglese, perché egli era della setta di coloro tra' nostri uomini che alle dottrine forestiere hanno per professione giurato odio e nimistà. - E donde ciò? - disse la Marchesa. - Pare a loro - io ripigliai - che gl'Italiani ci rimettano della loro riputazione, ricevendo da' forestieri un qualche insegnamento; essi che, conquistata già con le armi la terra, la illuminarono dipoi colle scienze, la ripulirono con le arti; essi che tra i moderni furono i primi a levar la testa nel mondo letterario, e furono in ogni cosa i maestri delle altre nazioni.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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