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      - Perché forse - ripigliò la Marchesa - si avesse a dire che quella nazione, la quale gl'Italiani trovarono una volta così difficile, siccome ho udito, a sottomettere con la forza, ora debba trovar noi egualmente difficili a sottomettere con la ragione? - Perché no? - io risposi. - Pure, perché anche tra noi fosse chetato ogni romore, io feci sì che si ripetesse la esperienza, già cagione di tanto scandalo tra i dotti di Europa. E ciò fu in Bologna, città famosa per gl'ingegni che vi allignano, per l'Accademia, che ivi fiorisce, e insieme neutrale nella disputa. - Ben veggo - disse la Marchesa - che si cercò da voi ogni mezzo per toglier via ogni dubbietà e compor le cose. E crederò facilmente che un ministro di stato condursi non potesse con più politica, per iscegliere un luogo atto a tenere un congresso. - Vedete sventura - io risposi - che si oppose al mio buon volere. Benché si usasse ogni maggior diligenza a far la separazione de' colori della immagine, e il luogo fosse d'ogni luce muto, come quelle notti, che per nascondere i dolci loro furti sogliono invocare gli amanti, pur nondimeno, contro a ogni nostra espettazione, la cosa non riuscì. Aggiungevasi sempre a' colori refratti dal secondo prisma una certa luce azzurrigna, irregolare, a dir vero, ed instabile; ma che avrebbe pur bastato a' sofistici di attacco e, a un bisogno, di ragione. Molti e vari furono i discorsi che si ebbero. Alla fine considerando noi attentamente a' dintorni della immagine renduta dal prisma, ci accorgemmo non essere stati così netti, quali aspettare pur si doveano da un prisma limpido e sincero.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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