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      Ancora luccicava intorno ad essi un certo lume azzurrigno di una medesima qualità appunto con quello che si univa a' colori refratti per la seconda volta; e alcune strisce di questo lume tagliavano la immagine per più versi, e venivano in certo modo a coprirla di un velo. Sicché ben ne pareva esser certi che, refrangendo irregolarmente la luce nel prisma, non fosse possibile ad aversi nella immagine quella perfetta separazione de' colori, ch'era assolutamente necessaria al buon esito dell'esperienza. E di fatto, sperando il prisma all'aria, chiaro appariva non esser netto; ma vedeasi sparso di moltissime puliche, di boccioline, e razzato di vene qua e là: e queste pur erano le cause dello irregolarmente refrangere e dello sparpagliarsi che vi facea dentro il lume. - Qual contentezza - disse la Marchesa - non sarà stata la vostra, quando vi chiariste donde procedeva il male? - La importanza - io risposi - era trovarvi il rimedio. E indarno lo cercammo con vari prismi d'Italia, i quali ben possono intrattenere l'altrui curiosità, e servir di trastullo appesi alla finestra di una villa, ma non già soddisfare a' bisogni della fisica, così sono mal ripuliti e nebbiosi chi sottilmente gli guarda. In una parola, era presso che morta ogni nostra speranza, quando la fortuna ce ne presentò alcuni lavorati in Inghilterra, puri, nobili e lustranti, quali erano le armi di che, al dir de' poeti, solevano anticamente agli uomini far presente gli dei. Se con essi si ritentasse tosto la prova, vel potete pensare, Madama; e potete anche pensare ch'ella fu vittoriosa.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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