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      Così ogni corpo riflette in grandissima copia o trasmette, se è diafano, que' raggi che sono di quel colore che mostra; gli altri più o meno, in proporzione che sono più o meno vicini al suo colore per grado di refrangibilità; ma niuno ha forza di trasmutare il colore dei raggi della luce. Che debbo io dirvi di più, Madama? Immutabile si conserva il colore, quand'anche incontri che raggi di differenti specie si taglino tra loro: un verde, per esempio, e un violato; un rosso e un azzurro. Dopo l'incrociamento tali si mostrano, né più né meno, quali erano in prima. In una parola, invincibili si mantengono i colori della luce, e somiglianti sempre a se medesimi a qualunque cimento, a qualunque tortura, diciam così, e' vengano posti dalla sagacità de' filosofi, qualunque sia l'assalto che loro si dia.
      - Veramente - disse la Marchesa - un grande esempio di costanza si è cotesto; né so se altro somigliante fosse sperabile di ritrovarne nelle cose sotto alla luna. - Ben crederei, Madama, - risposi - che da straordinaria maraviglia dovessero esser prese le donne gentili all'udire di cotesta, non più udita, costanza neutoniana. E ce ne avrà, son sicuro, assai di quelle alle quali andrà più a sangue la vecchia sentenza: che i colori sono mutabili per natura.
     
     
      DIALOGO QUARTO
     
      Nel quale si continua ad esporre il sistema di ottica del Neutono.
     
      La seguente giornata trovavasi ancora lontano dal meriggio il sole, quando si levò la Marchesa: e senza darsi gran pensiero di quello che la mattina suol essere lo studio delle donne, mi mandò dicendo come era del piacer suo che, il più presto che per me si potesse, io mi rendessi nelle sue stanze.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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