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      Non so che di maggiore è forse nato la scorsa notte.
      - Or vedete sconciatura - ella riprese. - Un raggio di sole, io diceva meco medesima, non è egli un fascetto, una moltitudine, una matassa di fili di diverso colore? E dallo essere i vari fili intrigati e mescolati insieme, non ne viene egli che bianca ne apparisca tutta la matassa? Ora chi potesse rimescolare, intrigare di bel nuovo insieme quei fili, dopo che d'insieme sono stati scompagnati, ne dovrebbe di bel nuovo risultare il bianco. Ma, per quanto io abbia pensato e ripensato al modo da tenersi per venire di ciò in chiaro, al come fare una tal prova, non mi è stato possibile di venirne a capo. - Per vostra gloria, - io ripresi - vi dee pur bastare, Madama, che potrete dire di aver pensato nello stesso modo appunto che pensò un Neutono: e ben poi si conveniva ch'egli vi liberasse dalla briga di mettere in esecuzione il pensiero. - E come ha egli fatto? - riprese a dir prestamente la Marchesa. - Più esperienze - io risposi - egli immaginò a tal fine; ed eccovene una. La immagine del sole dipinta dal prisma nella stanza buia, egli la faceva cadere sopra una lente convessa, affinché i raggi di diverso calore separati dal prisma fossero dalla lente raccolti nel foco, e quivi rimescolati insieme. - Verissimo: - disse prontamente la Marchesa - ecco, la lente intriga di nuovo ciò che avea strigato il prisma. Ma, ohimè! come a me non è bastato l'animo di farlol Tutte le cose, che bisognavano, io le avea innanzi; restavami solo a congegnarle insieme, e non ho saputo.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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