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      Non così tosto i raggi sono passati al di là della lente, che l'uno si accosta all'altro, incominciano a confondersi tra loro, sino a tanto, che incorporati tutti insieme, ne risulta una immaginetta tonda e bianca, o più presto tirante al doré, come era appunto la luce, innanzi che si scontrasse nel prisma. Tutto ciò si vede ponendo un cartoncino dopo la lente, e quindi via via rimovendonelo, e fermandolo finalmente nel luogo dove concorrono insieme e s'incrocicchiano i raggi. Che se viene ritirato più là, tornano a poco a poco a svilupparsi e a comparire di bel nuovo i vari colori della immagine. E ciò ben mostra che nel foco della lente nulla perduto aveano delle naturali loro qualità: ed è forza dire la ragion del candore, che quivi si osserva, non esser altro che l'aggregato di tutti i colori.
      - Un tal fatto - entrò qui la Marchesa - dovevate naturalmente avere in vista, quando ieri mi diceste che la immutabilità del colore si mantiene anche allora che raggi di differenti specie si taglino tra loro. Se così non fosse, non si vedrebbono di bel nuovo comparire i colori del prisma di là del luogo ove si uniscono. - Su questa esperienza appunto, - io risposi - benché a ciò giustamente non intesa, era fondata la mia asserzione; poiché in virtù del legame quasi geometrico che hanno tra loro le proprietà della luce, una sperienza del Neutono non si ristringe già essa d'ordinario a provare una cosa sola. - La filosofia del Neutono - disse la Marchesa si direbbe che rassomigli alle guerre degli antichi, dove una sola giornata ch'e' vincessero, eran soliti conquistare più di una provincia.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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