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      - Quello che voi dite - io replicai - tanto più è giusto, Madama, quanto che pare che la filosofia degli altri rassomigli giustamente alle guerre de' moderni; dove il frutto della più compita vittoria suol consistere in prendere una fortezza, che mediante un trattato si ha da restituire pochi mesi appresso.
      - Ma tornando - disse la Marchesa - alla nostra sperienza, e chi chiudesse la via a un colore, sicché non passasse oltre per la lente? - Anche in questo, - io risposi - Madama, il Neutono ha prevenuto i vostri desideri. Egli tagliò il passo vicino alla lente ora ad un raggio e ora ad un altro; e il colore del bianco cerchietto trasmutavasi in quello che dovea riuscire dalla mescolanza dei raggi che scorrevano oltre. Quando, per esempio, restavano esclusi i raggi rossi, il candore traeva all'azzurro; ed al rosso, quando restavano esclusi i violati e gli azzurri; perché allora predominava nella mistura l'azzurro, ovveramente il rosso. Che se, tolto via ogni impedimento, i raggi tornavano tutti quanti al cartoncino rintruppati insieme, il bianco tosto vi riappariva.
      - Oh! qui - disse la Marchesa - vorrei vedere l'oppositore del Neutono, e sentire dalla di lui propria bocca che sorta di obbiezioni egli potesse fare contro a così chiare prove e così evidenti.
      - Nè queste - io continuai - sono le sole che si abbiano a mostrare che dalla mescolanza di tutti i colori ne risulta il bianco. La immagine colorata che da un raggio di sole disviluppa il prisma, guardatela per modo, ponendo un altro prisma dinanzi all'occhio, che e' ne ravviluppi insieme i colori, e trasformata la vedrete in un cerchio tutto bianco.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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