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      Facendosi ancora più addietro, già non pare che nell'arte sperimentale si lambiccassero gran fatto il cervello coloro che ragionarono sopra le cose naturali. Seneca ne dà contezza di una verga di cristallo che gli occorse di esaminare; di una certa specie di prisma che, ricevendo da un lato il lume del sole rendeva i colori dell'iride; ed entrato a ragionare della causa a tal effetto, crede aver dato nel segno, paragonando quel suo prisma al collo di una colomba, in cui non è altro, siccome egli dice, che un'apparenza di colori falsi ed incerti. Ma, per poco che esaminato avesse quel suo prisma, e fattovi su una qualche osservazione, avria conosciuto agevolmente da quanti piedi zoppicasse quel suo paragone. - Egli riesce assai strano a pensare - disse la Marchesa - come gli antichi filosofi, per dilucidare i loro dubbi, per decider le liti, che insorger potevano nella scienza naturale, non ne appellassero alla esperienza; tanto più che nella medicina non si può già mettere in dubbio che delle osservazioni non facessero gran capitale; quando sia vero, come si dice, che i loro prognostici si verificano anche oggigiorno, e le loro prescrizioni sono a nostri dottori la più fidata scorta ch'egli abbiano. Ma il cuore umano che in quelle loro poesie sapeano volgere a lor talento, non aveano certamente appreso a così ben conoscerlo, se non profondamente osservandolo. - Che volete - io risposi - che io vi dica, Madama? Non è questo il solo esempio, che delle contraddizioni c'instruisca dello spirito umano.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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Marchesa Madama