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      - Oh! questo - disse la Marchesa - è stato il bel colpo di maestro; e se un tempo si favoleggiò di Prometeo ch'egli rubò il fuoco agli dei, si può dire presentemente che il Neutono rubò loro il secreto della composizione della luce, e ne fe' parte agli uomini. Già non crederei che recar si potesse a maggior sottigliezza l'arte dello sperimentare. - Ma perché vediate ancora meglio - io risposi - quanto egli si fosse in quest'arte eccellentissimo, e il torto che aveano gli antichi a non coltivarla, sappiate, Madama, che quella medesima schiuma, di cui parlammo poc'anzi, così poco filosofica dinanzi agli occhi dei più, fu per esso il principal motivo onde scoprire il perché altre cose appaiono di questo colore, e altre di quello. - E non avea egli trovato - disse qui la Marchesa - che viene dal riflettere che fanno raggi di diverso colore le une in maggior copia delle altre, questo taffettà i gialli, l'erba i verdi, il cielo gli azzurri? - Sì, certamente: - io risposi - e ben egli erasi assicurato che tutti i fenomeni de' colori, onde sono dipinte le cose, non risultano da altro che da separazioni o misture di raggi difformi; e che se i raggi della luce fossero di un color solo, di un color solo medesimamente sarebbe tutto il mondo. In tale certezza sarebbesi forse acquetato qualunque più sottil filosofo; ma egli si accese più che mai nella voglia di sapere più là. Per che ragione cotesto vostro taffettà ama egli, piuttosto che tutti altri raggi, di riflettere i gialli, l'erba i verdi?


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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