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      - Molte sono le similitudini - io ripigliai - trovate dal Neutono tra le laminette d'aria o d'acqua, che tra quelle sue lastre erano comprese, e le particelle della materia, onde composti sono i corpi; e ben pare che le une e le altre si abbiano a tenere come di una stessa famiglia. Tra le quali similitudini principalissima è quella, che così quelle laminette, come le parti minutissime di qualsivoglia corpo, sono diafane; che già non è cosa così opaca, che ridotta in sottilissime schegge non dia il passo alla luce; e le pietre più dure, e gli stessi metalli ridotti in foglie d'impenetrabili ch'erano ai lucidi dardi del giorno, come chiamò quel poeta i raggi del sole, divengono ad essi permeabili e trasparenti. E però siccome dalla varia densità o grossezza di quelle laminette dipendeva la qualità del loro colore, dalla stessa cagione pur dee procedere la varietà del colore dei corpi medesimi. Generalmente parlando converrà dire le particelle dei drappi azzurri essere meno dense o più sottili che quelle non sono dei drappi che ne mostrano il color rosso; in quella guisa che cotesta bella tinta di zaffiro, che veste ora il cielo, ed è così dolce agli occhi nostri, ne è riflessa da' più tenui vapori, che di terra si alzano in aria; come da' più grossi vapori ne è riflesso quel rossigno, di cui all'orizzonte si tinge il cielo al cader del giorno. - E quei bianchi nuvoli - soggiunse la Marchesa - che si veggon laggiù, converrà dire essere uno ammassamento di vapori di varie grossezze, ciascuna delle quali riflette un particolar suo colore; e bianco di qua ne apparisce il totale di essi, come appunto quella gallozzola formicolata di vari colori, vista dalla lungi bianca del tutto appariva.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





Neutono Marchesa