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      Che certo tra le particelle dei corpi della differenza ci ha da essere, e non picciola; perché questo modifichi la luce di un modo e quello di un altro. Ben vi ha tal fenomeno, sopra cui il sistema cartesiano non può aver presa di sorte alcuna; anzi ad ogni altro sistema, dal neutoniano in fuori, è impossibile a renderne la vera ragione. Due liquori, per esempio un rosso, l'altro azzurro, amendue diafani, tanto che traguardando così per questo come per quello si vede il chiaror delle cose, cessano di esserlo, se si pongano l'uno accanto dell'altro, e si traguardi per amendue. Come è mai, che da due corpi in sé trasparenti ne risulta un terzo opaco, che non lascia passar lume di sorte alcuna; da due simili un contrario? - Ben comprendo - disse la Marchesa - quanto sarebbe riuscito malagevole, anzi impossibile a' Cartesio lo spiegare una tale maraviglia: ch'ei non sapeva come i raggi rossi, a cui danno la via le particelle di un liquore, vengono ad essere intercetti e spenti dalle particelle dell'altro, che non dà la via che a' raggi azzurri. Così quello disfa l'effetto di questo, o questo di quello: e, in sostanza, niun raggio può arrivare all'occhio di chi traguarda per amendue. - Ed ecco nodi dell'ottica - io ripigliai che voi e il Neutono sciogliete, Madama, senza eludere gli oracoli della natura. Ogni prova che non ha forza di dimostrazione non può stare in ischiera con le prove neutoniane: né ci starebbe né anche una per altro bellissima conformità o analogia, la quale si trova tra la produzione de' colori e quella delle altre cose naturali; che pur sarebbe il fondamento o il perno di un altro sistema.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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