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      - Appunto: - io risposi e quello spazietto o cerchio, che si chiama aberrazione del lume, procede, come ben potete vedere, Madama, da quell'attitudine che hanno i raggi, allorché refrangono, a separarsi d'insieme. Vero è che una qualche colpa vi ha anche la figura che si suol dare d'ordinario alle lenti; ma troppo è picciola cosa al paragone. E difatti, qualunque figura diasi alla lente, il foco de' raggi azzurri o dei verdi sarà sempremai diverso da quello dei rossi o doré, in virtù della varia refrangibilità, che non si scompagna mai da essi raggi; e però la immagine degli oggetti, che si fa dalle lenti del cannocchiale, è ben lontana da quella nettezza che sarebbe necessaria a quell'ultima precisione che vorrebbon gli astronomi. Tanto più ch'essi vagheggiano il sole, le stelle, i pianeti: oggetti che mandano in egual dose al cannocchiale ogni sorta di raggi. - Che farci? - disse qui la Marchesa. - Se la immagine degli oggetti non è nel cannocchiale così distinta, colpa la separazione dei colori; l'aspetto però del mondo, in virtù di essa, è tanto più bello. In ogni cosa ci sono dei compensi; e la condizione delle umane faccende porta che non ce ne sia niuna senza difetto. Sicché pare che anche gli astronomi, se pur vogliono essere discrete persone, dovessero finalmente prender partito di ciò che è impossibile a ottenersi. - Le loro domande però io risposi - parvero così giuste, e i loro bisogni si trovano talmente uniti con quelli degli altri uomini, che si pensò in ogni tempo a provvedervi.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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Madama Marchesa