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      molto si mira, e poco si discerne.
     
      E, come sapete, Madama, l'intendimento suo è solamente di assicurarsi delle proprietà generali della materia, delle leggi con cui la natura governa l'universalità delle cose; siccome avete sinora veduto nella storia, che con la scorta di lui siamo andati tessendo della luce. - Intendimento ben giusto; - disse la Marchesa - ma questa diffrazione, e l'attrazione che ne è la causa, è un così fatto avvenimento storico che, a saper che ne è, converrebbe entrare nel gabinetto. Quanto è facile a capire che i raggi per esempio della luce sieno ripercossi da una superficie, contro a cui vengano a battere, altrettanto è difficile a capire come i corpi spirino non so qual loro propria virtù, per cui possano torcere i raggi della luce, che passano a qualche distanza da essi e sopra i quali non han presa. - Che ciò sembrar debba - io risposi - alquanto duro da comprendere, non potrei già io negarlo, Madama: e così pure avvisò lo stesso Neutono. Benché fosse stretto da' più forti argomenti a credere che i corpi scambievolmente si attraggono senza intervento di materia veruna, che l'uno verso l'altro gli spinga, ciò non ostante uscì in alcun luogo a dire che l'attrazione era forse effetto della impulsione, dell'urto, come che fosse, di una materia oltre ogni credere finissima, di un vapor tenuissimo, che diffuso trovasi per avventura in tutte le parti dell'universo: segno ch'egli volle entrare, come si suoi dire, ne' piedi altrui; e credette non dovere prender di punta la comune opinione.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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