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      - E la quotidiana esperienza - io seguitai - pur ne mostra il contrario. Una foglia d'oro, per quantunque assottigliata e distesa ella sia, non è così grave certamente quanto è un granello di piombo: anzi in paragone di esso si può chiamare leggiera: segno manifesto che il più o meno di superficie non fa nulla per accrescere o diminuire la pesantezza de' corpi; e però convien dire che la gravità penetri la sostanza, e operi sopra ciascheduna particella della materia. La causa adunque della gravità non è una forza che operi estrinsecamente; ma una forza che ricerca internamente i corpi e muove dalla terra, la quale gli chiama e gli alletta tutti al suo centro. Una tal forza giugne assai alto e, senza punto scemare, nelle regioni dell'aria. Ché non potria ella giugnere più alto ancora, e stendersi sino alle trenta, sessanta, novanta mila leghe? che tale è la distanza della luna. E se arriva fin là su, non sarà ella la causa che ritiene la luna nell'orbe suo, e fa sì che ella giri intorno alla terra? Che ben sapete, Madama, come ogni corpo che muove di moto circolare vorrebbe, non meno che fa il sasso nella frombola, allontanarsi dal centro intorno a cui gira, e scappar via; e se pur gira, è in virtù di una forza che il frena e il tiene ad esso centro quasi obbligato ed unito.
      Fermo il Neutono in questo pensiero - io continuai dopo un po' di pausa - prese in sua scorta la geometria; e trovò che se un corpo, il quale sia in moto, è tirato verso un centro, percorrerà intorno ad esso aie proporzionali a' tempi.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





Madama Neutono