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      - Ben pare - disse la Marchesa - che la natura opera molto col poco. Una medesima forza, una medesima cagione produce effetti, che pur paiono e parvero anche a' filosofi quanto tra lor differenti! Già non si può mettere in dubbio che l'attrazione non governi i moti di Saturno, e non faccia qui da noi cadere un pomo. Maravigliosa cosa è a vedere come un motivo, per così dire, semplicissimo continua sempre lo stesso, e domina in tutto il gran concerto del mondo.
      - Ora, - continuai io - siccome la legge delle aie proporzionali ai tempi, a cui nel descriver la sua orbita ciascun pianeta ubbidisce, fu cagione, che il Neutono scoprisse la forza attrattiva nel sole, così un'altra legge, per cui i pianeti spendono più tempo in compiere le loro orbite, secondo che sono più lontani dal sole, e ciò con certa proporzione tra le distanze e i tempi, fu cagione ch'egli scoprisse che la forza attrattiva va scemando con certa misura, via via ch'ella si allontana dal sole. E la misura è questa: ch'ella scema non di quanto cresce la distanza dal sole, ma il quadrato del numero esprimente la distanza di esso sole; il che si chiama la ragione inversa dei quadrati delle distanze. - Ohimè! - disse la Marchesa - che noi torniamo ad entrare nel bosco. - Per intendere una tal cifera di geometria, - io seguitai - basta sapere che il quadrato di un numero è il medesimo numero moltiplicato in se stesso: come per esempio il quattro è il quadrato del due, perché due via due dà quattro; il nove è il quadrato del tre, per la medesima ragione che tre via tre dà nove; e così discorrendo.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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