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      - Guardate poi, - diss'io - Madama di non esser causa, che si guasti la generalità della vostra regola voi.
      - Ma seriamente parlando, - diss'ella - la forza attrattiva del sole va calando, secondo che crescono i quadrati delle distanze. E lo stesso sarà senza dubbio della forza attrattiva della terra. - Che la cosa - io risposi - sia così in Saturno e in Giove, lo veggono manifestamente i matematici mercé di quelle lune o satelliti che vi girano intorno. Poiché quella medesima proporzione tra le distanze e i tempi delle loro rivoluzioni, che osservano i pianeti che vanno intorno al sole, la osservano ancora i satelliti, che vanno intorno a un pianeta. Dal che se ne ricava che la forza attrattiva di Saturno e di Giove cala nella proporzione medesima che quella del sole. Ma per tal via non è già possibile verificarlo nella terra; non avendo ella un'altra o più lune, onde comparare i tempi delle loro rivoluzioni con le loro distanze da essa terra. - Se non fosse - disse la Marchesa - che per quanto ho raccolto da voi, i Neutoniani fanno tanto il poco caso delle probabilità, parmi che non sarebbe da mettere in dubbio che la cosa proceda allo stesso modo anche nella terra. Ma così stretto è l'instituto della loro filosofia, che anche le probabilità le meglio fondate non occorre metterle in campo. - Certo è - io risposi - che non si sarebbono mai dati pace, se un'altra via trovata non avessero da giugnere alla dimostrazione: e ciò fu comparando il moto de' gravi cadenti qui presso alla terra col moto della luna.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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