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      - Al certo, - io risposi - se ci fosse un tal patto, molto bene sarebbe garantito dall'attrazione vicendevole che hanno tra loro. Se in due tavolette di sughero si fanno galleggiar sull'acqua un pezzo di calamita ed uno di ferro, a poca distanza l'uno dall'altro, vedesi non meno correre il ferro verso la calamita, che la calamita verso il ferro: e se si ritiene questo o quella, qual de' due non ritenuto corre verso l'altro. Ancora l'ambra, che strofinata ha potere di attrarre a sé varie specie di corpi, appesa ad un filo in modo che stia libera in aria, si fa incontro essa medesima a que' corpi che se le presentano, e gli seconda in tutti i loro movimenti. - La cosa adunque, - disse la Marchesa - riesce a questo: poiché il sole attrae i pianeti, anche i pianeti attraggono il sole: i primari attraggono i secondari, e sono da essi attratti; i secondari si attraggono similmente l'un l'altro. - E finalmente - io soggiunsi - i corpi
     
      tutti tirati sono, e tutti tirano,
     
      come disse ad altro intendimento il maggior nostro poeta.
      - Ma tante e sì diverse attrazioni - ripigliò la Marchesa - non dovrebbono elleno, incrocicchiandosi e quasi combattendo tra loro, causare nella universalità delle cose una qualche confusione? - Sì, - io risposi - se subordinate non fossero alle leggi più severe e più strette, che già non è pericolo sieno per trasgredire giammai. L'attrazione in ciascun pianeta è maggiore o minore secondo che più o meno contiene di materia; e lungi da esso se ne va scemando, secondo che cresce il quadrato della distanza.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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