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      - Bella e grandiosa immagine, - disse la Marchesa - onde da quell'antico poeta fu come adombrata l'armonia e l'ordine, che i più acuti nostri filosofi ravvisano nell' universo. - La luna - io continuai a dire - è più di ogni altro corpo celeste soggetta nel suo movimento a disordini e a irregolarità; e ciò a cagione principalmente della situazion sua. Oltre all'attrazione della terra sente fortemente quella ancora del sole: e questa quando più gagliarda e quando meno, secondo che, girando intorno alla terra, e trovandosi ora in opposizione ed ora in congiunzione col sole, si trova essere ora più ed ora meno da esso sole lontana. Da tutto ciò ha da nascere che la sua marcia ora si acceleri, ora si ritardi; che la figura e la positura dell'orbe suo vadano cangiando; mille irregolarità in somma, o scambietti nel movimento suo, i quali tribolavano del continuo e facevano dare al nimico i devoti di Urania che non arrivavano a penetrarne il perché. Il Neutono gli ha saputi ridurre sotto regola; ha mostrato come quelle cause che disordinano la luna, quelle medesime altresì dentro a un certo tempo la riordinano; ed egli solo ha il vanto di aver posto a quel licenzioso pianeta la briglia e il freno, come altri disse, de' computi.
      Ben è vero, - io continuai - che novellamente in Francia fu chi pretese di mostrare che la luna ricalcitrava al Neutono pur assai; mentre, stando alle leggi dell'attrazione, ella avrebbe dovuto compiere in diciotto anni certo suo particolare e importantissimo movimento, e in effetto lo compie in nove.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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