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      - Il sistema dell'attrazione - disse la Marchesa - trovò dunque anch'esso in Francia un altro Mariotto. Se non che, qui non si quistionava del fatto, ma della ragione del fatto medesimo: e la disputa era di un grado assai più alto, e più degna della speculazione e dello ingegno de' filosofi. - Trattavasi - io risposi - di far nuove leggi a potervi ridur la luna. Il sistema del Neutono non si adattava a tutti i fenomeni: conveniva almeno mettervi mano per racconciarlo; e dal racconciare al rigettare un sistema non ci è un gran tratto, bene il sapete. Tanto più dipoi pareva che fosse da temere per l'attrazione, quanto che entrato era in lizza uno de' paladini della geometria già partigiano del Neutono, il quale fu allora predicato come un altro Labieno, che per la giustizia della causa vedevasi costretto ad abbandonare le parti di Cesare. - E che fece la Inghilterra? - ripigliò con impazienza la Marchesa. - Non entrò anch'ella tosto in campo? Mise altre volte in chiaro la poca diligenza del Mariotto: avrà ora messo in chiaro la fallacia presa dal matematico. Un qualche suo Astolfo avrà, mi penso, dato di piglio a quella lancia d'oro, che fa uscir di sella quanti ne tocca. - Fosse sicurezza, o altro, - io risposi - ella non prese parte alcuna nella disputa; quasi prevedesse quello che succeder dovea. - Ma certo, - soggiunse la Marchesa - ella non poteva sperar di vincere senza prima combattere; quando il Francese per avventura non avesse abbandonato il campo, e non si fosse dato egli medesimo per vinto.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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