Pagina (158/223)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Entrò tosto la Marchesa nella stanza ed io dopo di aver tenuto per qualche tempo il diamante al sole che già declinava verso ponente, gliel recai dentro, avvertendola prima, intanto che aprivasi la porta, a dover tener gli occhi ben chiusi; e, non senza gran maraviglia e diletto, ella vide assai vivamente risplendere in quel buio il suo diamante. Rientrati che fummo nella galleria, io ripigliai a dire in tal modo: - Ora voi, Madama, con cotesto vostro anello confermato avete una verità che già discoprì in Bologna una gentil donna. - Forse -diss'ella - la discopritrice ne fu quella filosofessa da voi celebrata in versi. - Nel fu - io risposi - una dama degna di altri versi che de' miei, e degna di esser conosciuta da voi. Tenera di parto, ella se ne stava in una bella alcova con le cortine del letto ben chiuse, in luogo inaccessibile, come in tal caso è costume, a' raggi del giorno. Quivi essendo visitata da un dotto medico e gentile per nome Beccari, il domandò un giorno, tosto ch' e' si fu posto vicino al letto, che importasse quel lumicino ch'egli avea in mano. Da prima egli non potea comprendere qual cosa potesse dare occasione a una tale domanda; disse che egli non avea altrimenti né lumicino, né altra simile cosa in mano; e forse anche l'assicurò col Petrarca che non era bisogno di lume
     
      là dove il viso di madonna luce.
     
      La dama dal canto suo pur assicurandolo che gli vedea luccicare non so che tra le mani, gli aprì la mente, e gli fece nascere un bel dubbio, se per avventura ciò ch'ella prendeva per un lumicino fosse un anello, ch'egli avea quel giorno in dito.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





Marchesa Madama Bologna Beccari Petrarca