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      Tocco da' raggi di fuori dovea forse luccicare come un fosforo in quella oscurità, e facilmente lo vedevano gli occhi della dama, i quali avvezzi per uso a quella oscurità medesima, vi poteano discernere che che sia. E un tal dubbio divenne ben tosto per via d'iterate prove una certezza. Incominciò di quivi il Beccari una lunghissima serie di esperienze, che arricchirono la fisica di quantità di fosfori, mostrando essere chiusa e disseminata ne' corpi una luce, che soltanto aspetta di essere come accesa da quella di fuori, e risvegliata per risplendere anch'essa. E forse cotesta luce, che più abbonda ne' mezzi infiammabili, e che hanno più del sulfureo, è la causa della conformità ch'essi hanno maggiore con la luce medesima, e di quella loro più forte azione sopra di lei. Ma dovunque risegga principalmente la virtù del refrangere, quello che parrà incredibile ad ognuno, e che potea mostrare la sola esperienza accompagnata dal più fino ragionamento, si è che il medesimo mezzo, per esempio il vetro, sia dotato di forza attrattiva e di repulsiva. E siccome per l'una refrange i raggi della luce dentro a sé ricevendogli, così gli riflette per l'altra, quasi da sé rigettandogli.
      - Che cosa è - disse la Marchesa - cotesta nuova forza, che voi chiamate repulsiva? non mi pare, che ancora ne faceste parola. - Questa forza - io risposi - ci è anch'essa mostrata da quella madre prima di ogni nostro sapere, da quella che fu chiamata fonte a' rivi di nostr'arti: in una parola dalla esperienza: e non di rado la veggiamo esser compagna dell'attrazione.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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Beccari Marchesa