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      Strana cosa ad udire! Non bastava adunque che si mostrasse la vanità di quanto avea detto il Cartesio, che pur pareva tanto naturale, sulla causa del moto dei pianeti, sulla origine della luce e de' colori, che si dovea anche smentirlo sulla riflessione della luce, che pareva la più natural cosa di tutte. Altro non manca se non dire che siccome la luce, che riflessa è da' corpi, non urta contro alle parti solide di quelli, così la luce, che dai corpi è trasmessa, non passa altrimenti per i loro pori. - Io già non sono - risposi allora - per negare al Cartesio così risolutamente anche tal cosa; ma dirò bene, che la esperienza dimostra,
     
      sapete che bisogna star con lei,
     
      che alla trasparenza non fa nulla la quantità o l'ampiezza de' pori. Anzi un foglio di carta imbevuto che sia d'acqua, o inzuppato d'olio, si fa tosto diafano e traspare; che vuol dire turate i pori della carta, e al lume aprirete la via. - Da che nasce mai questo? ripigliò ella - che quanto chiara è la prova, altrettanto m'immagino, ne sarà oscura e misteriosa la causa. - Non da altro, - io risposi tosto - che dalla uniformità o similitudine tra la densità della materia nuovamente intrusa ne' pori della carta e la carta medesima; la quale uniformità non trovavasi, quando i pori della carta erano pieni d'aria. Così dalle particelle dell'olio o dell'acqua trapassano liberamente i raggi in quelle della carta, quasi durassero a andare per lo medesimo mezzo, o trapassassero da vetro a vetro, quando l'uno combacia perfettamente l'altro.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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