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      Dove al contrario, se il lume nel traversare un corpo trova ad ogni instante per la diversità della materia dove riflettere e dove refrangere, molti raggi tornano indietro, molti altri se ne sperdono, e pochi o niuni ne passan oltre. Né già per altra causa lo sciampagna di trasparente diventa opaco, quando mesciuto d'alto si leva in ischiuma; che tanto è a dire, quando tra le sue particelle ad intruder si viene maggior copia d'aria. - Non picciolo è l'onore - disse qui la Marchesa - che voi fate allo sciampagna, facendolo servir di prova alle più recondite verità della filosofia inglese; esso, che sino ad ora ebbe soltanto virtù di spirare di bei motti e delle canzonette all'allegria de' Francesi. - Vedete ancora - io soggiunsi - verità, che si contiene entro alla schiuma di quel vino: una prova certissima che lo spazio immenso, per cui muovono i pianeti, è voto di qualunque materia per quantunque rara e porosa finger mai si potesse; un argomento per render più libere e spedite le vie del cielo. La luce, non ostante quella sua incredibile velocità, che non è da noi lo immaginarla, ci mette a venire dalle stelle sino a noi un tempo considerabilissimo; tanto ne sono elleno per uno strabocchevole e quasi che infinito spazio lontane. Ora se la luce, nel venir dalle stelle a noi, scontrasse qua e là in quel lunghissimo suo viaggio delle particelle di materia, che nuotassero in cielo, dovrebbe infiacchirsi, venir meno di mano in mano, come il più numeroso e fiorito esercito, che per li continui disagi del cammino vien meno, e si disfà in una lunghissima marcia.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
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Marchesa Francesi