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      - E come no? - io risposi. - Voi avete animosamente affrontato le difficoltà di quella filosofia; avete per essa rinunziato a quel sistema, che tanto vi rideva alla fantasia; avete vinto in certo modo la vostra fantasia medesima, che parea ripugnare ad alcune più astruse verità. Debbo io dirvi, Madama, che non siete da meno degli Argonauti, che, lasciato quanto aveano di più caro, si avventurarono per un mare ignoto e a domare impresero tanti mostri, per fare il conquisto del famoso vello d'oro? - Parlando fuor di burla, - soggiunse la Marchesa - io non avrei creduto mai di divenire tanto dotta da dovere istudiarmi a parere ignorante dinanzi alle persone: che pur troppo dagli uomini è alle donne messa in conto di delitto ogni minima ombra di sapere. - E se si avesse un giorno - io ripigliai - da far palese al pubblico cotesto vostro sapere? - Vorreste voi forse - diss'ella - farmi un mal giuoco, rivelando, che io vi abbia richiesto di quello, che meno a donna si conveniva? - Chi sa, - io risposi - Madama, se io non mi proverò anche un giorno a scriver la storia di questa nostra villeggiatura. E sol che mi venisse fatto di ritrarvi al naturale, non mancherebbono, son certo, lettori alla mia storia, né seguaci alla filosofia del Neutono. In ogni modo, Madama, voi sareste la Venere, che presterebbe il cinto a quella austera Minerva; ed ella si mostrerebbe alle genti non meno leggiadra che dotta.
     
     
      DIALOGO SESTO
     
      Nel quale si confutano alcune nuove ipotesi intorno alla natura de' colori, e si riconferma il sistema del Neutono.


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Dialoghi sopra l'ottica neutoniana
di Francesco Algarotti
pagine 223

   





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